Recentemente sono stata in un grande negozio di tecnologia e computer, smartphone e cellulari, piccoli e grandi elettrodomestici e altre diavolerie che oggi il mercato tecnologico propone al grande pubblico come fosse pane quotidiano appena sfornato. E qui, per l'appunto, sono stata "catturata" da un angolo promozionale dedicato a un sistema di localizzazione per cani e gatti, un piccolo e leggero GPS da agganciare al collarino del nostro amico peloso. Grazie a questo oggetto, e tramite una comoda app da installare sul nostro smartphone, sarà possibile quindi controllare in ogni momento la posizione e gli spostamenti del nostro micio o del nostro cagnolino.
Il costo dell'aggeggio non era indifferente, tuttavia neppure spropositato: un giocattolino dal costo notevole, ma che potrebbe rivelarsi una risorsa in determinati casi. E' chiaro che infatti, nel caso di smarrimento del nostro amato animale, tutto ciò che vorremmo è esattamente questo: aprire un programma, sul pc o sul nostro smartphone, che ci dica subito dove caspita si è cacciato, per andarlo a recuperare al più presto possibile e riducendo al minimo le ansie e i disagi, per noi e per lui.
Ma nella quotidianità, quindi escludendo situazioni di "emergenza smarrimento", siamo sicuri che sia necessario rendere perennemente "localizzabile" con l'ennesimo aggeggio tecnologico il nostro animale, trascinando anch'esso in un mondo ipertecnologicizzato?
Pensiamo ai cani, i quali sono abituati a portare un collare e sui quali sarebbe praticamente inesistente l'eventuale fastidio dato da un GPS aggiuntivo (la pubblicità assicurava che il peso dell'oggetto era di pochi grammi)... ma che bisogno di sarebbe di questo, dal momento che generalmente i cani escono insieme al proprio "padrone" e non gironzolano da soli per le città?
Un GPS sembrerebbe ben più indicato invece per i gatti, da sempre risaputi giramondo, che ad ogni uscita dalla porta di casa fanno stare in ansia il "padrone" più apprensivo. Eppure qui si pone un altro problema: proprio in quanto animali più indipendenti, quanti gatti sopporterebbero di buon grado il collarino e il relativo GPS? Una percentuale ben più risicata, sul totale, rispetto alla popolazione canina. E allora, il gioco vale la candela? Imporre al gatto di portare un collare, con agganciato il GPS, che per la nostra tranquillità potrebbe in realtà limitare i suoi movimenti e le sue esplorazioni, facendo sentire il nostro micio impacciato e meno a suo agio nel suo territorio?
In sè l'idea di poter localizzare il nostro animale non è cattiva e io, lo ammetto, sono la prima a desiderare di avere un modo per controllare che la mia gatta sia al sicuro, dovunque vada... però non a scapito della sua libertà e del suo sentirsi a suo agio. Qualora vi fosse un microchip sottopelle dotato di sistema di localizzazione, disponibile a prezzi popolari... ecco, forse potrei perfino pensarci!
Senza dimenticarci però di una cosa: tutte le possibilità offerte oggi dalla tecnologia e dai suoi prodotti, non devono andare ad alimentare la fobia collettiva, già fin troppo nutrita, di un mondo
sempre più connesso, sempre più tecnologicizzato, sempre più digitalizzato e "virtuale", dove magari diventa prioritario seguire su uno schermo digitale un puntino lampeggiante che ci indica dov'è in quel momento il nostro amico peloso e riduce il tempo effettivo che passiamo con lui. E voi, cosa ne pensate?