Fulvo |
Fulvo era il terzo cucciolo di una famiglia numerosissima. Era più piccolo di Polvere e Luna, ma dopo di lui avevano aperto gli occhietti anche Mora, Mirto e Sabbia. Papà Ginepro e mamma Fata diventavano genitori per la prima volta e non avrebbero potuto esser più felici.
Fulvo era attento, curioso e a differenza dei suoi fratelli e sorelle amava il giorno, l'aria e la luce. Si aggirava nel grande giardino della loro casa contemplando ogni volta le meraviglie della natura. Ciò che maggiormente lo attraeva erano fiori e insetti. Guardava i colori e coglieva le sfumature di ogni smeraldo di foglia o amaranto di petali. Restava però ammaliato e completamente ipnotizzato quando gli accadeva di riuscire a trovare nascosto tra le corolle un nuovo esemplare di farfalla.
Fulvo ne aveva una predilezione e ne adorava l'eleganza tanto che un giorno, osservando da vicino una di esse, si sentì quasi soffocare dalla gioia, ma anche dal dolore.
Fulvo sapeva di essere un gatto (nemmeno troppo carino, immaginava) e alla vista di animali tanto aggraziati, cadeva nello sconforto che nasceva dal desiderio di essere anche lui una farfalla. Così un giorno andò da mamma Fata e le disse con imprerturbabile sicurezza che non sarebbe mai stato felice se non avesse avuto le ali, proprio come uno di quei magnifici esamplari.
La sua mamma saggia, ma anche preoccupata gli diede un sol consiglio: intraprendere il viaggio dei gatti impavidi per andare alla ricerca della Fonte Mistica grazie alla quale avrebbe potuto avere le ali e finalmente volare.
Fulvo al settimo cielo non ci pensò su un secondo e raccolte tutte le energie, salutati i suoi fratelli e la sua mamma, si rivolse al suo papà e con un cenno del muso di lui ricevette anche il suo permesso. Un ultimo sguardo al giardino dell'infanzia e, voltate le spalle, si diresse verso il mondo che l'attendeva fuori.
Camminò per ben tre giorni ed all'imbrunire del quarto cominciò a pensare che lui, piccolo com'era e senza ali, non avrebbe potuto mai raggiungere la Fonte. Così un po' troppo mogio, fece per accoccolarsi ai piedi di un castagno, ben nascosto tra i cespugli, pronto a passare all'aperto la sua prossima notte. Quanto caldo era il cantuccio appena guadagnato... e quanto era comodo! Gongolando tra sé, pensò un'ultima volta alla sua mamma e felice si addormentò.
Non passarono che poche ore che all'improvviso il piccolo Fulvo fu svegliato da un leggero suono gutturale. Non capiva cosa fosse, non l'aveva mai sentito. Un po' gli prese paura, un po' tentennò cercando di farsi trasparente. Poi d'un tratto, sbucandogli da dietro, un gufetto tutto grigio (o almeno così pareva) si presentò con voce amichevole.
<<Ciao>> disse <<sono Scintilla!>>
<<Ciao!>> rispose un po' sulle sue Fulvo, e poi si presentò.
<<Come mai non giochi anche tu con le foglie e la luna?>> chiese Scintilla.
<<Giocare con le foglie e la luna? Come si fa?>> domandò curioso Fulvo.
<<Guardami>> continuò Scintilla e spiccò un bel salto, aprì le alucce e volando tra i rami del castagno fece cadere tante foglioline che alla luce della luna brillavano a tratti. Alcune nascoste dalle ombre, altre scintillanti di rugiada e ora sembravano coriandoli.
Fulvo che da terra non poteva toccare i rami fin lassù, decise di ballare tra le foglioline godendo lo stesso del magnifico spettacolo che offriva la natura.
E così, tra balli, sorrisi e svolazzanti piroette, i due piccoli esemplari di felino e volatile, passarono il resto della notte a farsi compagnia.
Fulvo scoprì che Scintilla era sola e non aveva mai conosciuto i suoi genitori, ma in compenso aveva imparato a volare egregiamente senza aiuto e a sua detta "se avesse potuto, avrebbe voluto essere una bella volpe". Fulvo invece le raccontò dei suoi fratelli e dei suoi genitori, ben consapevole che a quelle parole avrebbe sentito una forte nostalgia. Tirò su col naso e con un profondo miagolìo le disse <<Ora non sei più sola! Siamo amici e gli amici stanno insieme! E insieme troveremo la strada per raggiungere la Fonte Mistica che esaudirà i nostri desideri!>>.
Scintilla per la prima volta nella sua piccola piccola vita si sentì colma di gioia e vedendo spuntare il primo raggio di sole, provò un moto di felicità per la nuova vita cui stava andando incontro. Soddisfatta accettò l'invito e atterrando poco vicino a Fulvo, schioccò il suo becco in segno di rispetto. Fulvo le miagolò di rimando e insieme si avviarono verso la strada sconosciuta appena illuminata dall'alba.
La sua mamma saggia, ma anche preoccupata gli diede un sol consiglio: intraprendere il viaggio dei gatti impavidi per andare alla ricerca della Fonte Mistica grazie alla quale avrebbe potuto avere le ali e finalmente volare.
Fulvo al settimo cielo non ci pensò su un secondo e raccolte tutte le energie, salutati i suoi fratelli e la sua mamma, si rivolse al suo papà e con un cenno del muso di lui ricevette anche il suo permesso. Un ultimo sguardo al giardino dell'infanzia e, voltate le spalle, si diresse verso il mondo che l'attendeva fuori.
Camminò per ben tre giorni ed all'imbrunire del quarto cominciò a pensare che lui, piccolo com'era e senza ali, non avrebbe potuto mai raggiungere la Fonte. Così un po' troppo mogio, fece per accoccolarsi ai piedi di un castagno, ben nascosto tra i cespugli, pronto a passare all'aperto la sua prossima notte. Quanto caldo era il cantuccio appena guadagnato... e quanto era comodo! Gongolando tra sé, pensò un'ultima volta alla sua mamma e felice si addormentò.
Non passarono che poche ore che all'improvviso il piccolo Fulvo fu svegliato da un leggero suono gutturale. Non capiva cosa fosse, non l'aveva mai sentito. Un po' gli prese paura, un po' tentennò cercando di farsi trasparente. Poi d'un tratto, sbucandogli da dietro, un gufetto tutto grigio (o almeno così pareva) si presentò con voce amichevole.
<<Ciao>> disse <<sono Scintilla!>>
<<Ciao!>> rispose un po' sulle sue Fulvo, e poi si presentò.
<<Come mai non giochi anche tu con le foglie e la luna?>> chiese Scintilla.
<<Giocare con le foglie e la luna? Come si fa?>> domandò curioso Fulvo.
<<Guardami>> continuò Scintilla e spiccò un bel salto, aprì le alucce e volando tra i rami del castagno fece cadere tante foglioline che alla luce della luna brillavano a tratti. Alcune nascoste dalle ombre, altre scintillanti di rugiada e ora sembravano coriandoli.
Fulvo che da terra non poteva toccare i rami fin lassù, decise di ballare tra le foglioline godendo lo stesso del magnifico spettacolo che offriva la natura.
Scintilla |
Fulvo scoprì che Scintilla era sola e non aveva mai conosciuto i suoi genitori, ma in compenso aveva imparato a volare egregiamente senza aiuto e a sua detta "se avesse potuto, avrebbe voluto essere una bella volpe". Fulvo invece le raccontò dei suoi fratelli e dei suoi genitori, ben consapevole che a quelle parole avrebbe sentito una forte nostalgia. Tirò su col naso e con un profondo miagolìo le disse <<Ora non sei più sola! Siamo amici e gli amici stanno insieme! E insieme troveremo la strada per raggiungere la Fonte Mistica che esaudirà i nostri desideri!>>.
Scintilla per la prima volta nella sua piccola piccola vita si sentì colma di gioia e vedendo spuntare il primo raggio di sole, provò un moto di felicità per la nuova vita cui stava andando incontro. Soddisfatta accettò l'invito e atterrando poco vicino a Fulvo, schioccò il suo becco in segno di rispetto. Fulvo le miagolò di rimando e insieme si avviarono verso la strada sconosciuta appena illuminata dall'alba.
...Continua...
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NOTA: I nomi, i personaggi, i
luoghi e gli eventi raccontati sono frutto della fantasia dell'autrice,
pertanto eventuali riferimenti a fatti e/o persone è puramente casuale.
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